Autore: Ian Poggio

ASSEMBLEA SOCI TAM TAM

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA STRAORDINARIA E ORDINARIA A.S.D. TAM TAM

Si convoca l’Assemblea Straordinaria e Ordinaria dei soci:

  • in prima convocazione per il giorno 16 Giugno 2024 alle ore 20 in sede presso i locali di via Gaidano 79, Torino
  • ⁠in seconda convocazione per il giorno 17 Giugno 2024 alle ore 20.30 in sede presso i locali di via Gaidano 79, Torino

con il seguente ORDINE DEL GIORNO:

  1. Approvazione modifiche Statuto ai sensi del D. Lgs. n. 36/2021
  2. ⁠Approvazione bilancio consuntivo stagione 2023/2024 e bilancio preventivo stagione 2024/2025
  3. ⁠presentazione piano squadre 2024/2025
  4. ⁠programma pre-iscrizioni e iscrizioni 2024/2025
  5. ⁠varie ed eventuali

Promo gara 3: come e dove vederla

Questa sera ci sarà la prima partita in casa per le Finals del campionato DR2 (ex-Promozione). A causa dei lavori in corso presso l’Alvaro e della capienza delle tribune della palestra, dovremmo purtroppo limitare rigorosamente gli accessi: in particolare la Società ha deciso che potranno entrare in palestra SOLO le persone che hanno ricevuto esplicitamente gli inviti dai ragazzi ed allenatori della Promo.

Per chi ha ricevuto l’invito, vi preghiamo di entrare in palestra dalle 20.00 alle 20.25, e non dopo perché verrà chiusa la porta del cancello di accesso.

Preghiamo invece chi NON ha ricevuto l’invito di NON presentarsi in palestra domenica sera.

Il Tam Tam se ne inventa sempre una nuova 😃, e dunque stiamo organizzando di trasmettere la partita in streaming in diretta nel salone Parrocchiale della chiesa SS. Nome di Maria (per capirci, quella adiacente al Bar Raggio, Via Guido Reni 96, 140, 10137 Torino TO), per dare modo a tutti coloro che si volessero vedere la partita in compagnia di ritrovarsi!

Qui siete tutti invitati a partecipare, dal minibasket in su per… teletifare dalle 20.15 in poi, con ingresso libero! Si tratterà di una diretta streaming professionale, perciò non perderete nessun dettaglio della gara!

A stasera!

Promo: siamo in finale!

Scrivere di Gara Due è assai più complesso della volta scorsa per una semplice ragione: chi si è messo al computer, tentando di radunare le idee, ieri sera ha allacciato le scarpette e ha giocato la partita, compromettendo per forza di cose una visione oggettiva e giornalistica della gara.

Ma, lo prometto, ci proverò ugualmente, perché emozioni come quelle di ieri sono destinate a rimanere scolpite nella memoria per sempre, a prescindere dall’esito della prossima serie playoff.

Procediamo con ordine.

Che il match sarebbe stato infuocato lo si presagiva dall’atmosfera bollente di Gara Uno, vinta dai granata in un drammatico finale punto a punto dai toni del tragico shakespeariano, e se gli spalti in trasferta erano tanto affollati, non ci si poteva aspettare nient’altro che il pienone tra le mura amiche.

E tuttavia, nessuno – almeno, io no di certo – poteva immaginare la quantità di gente che avrebbe affollato il Pala Alvaro: code chilometriche ai tornelli, i posti nel parterre arrivati a sfiorare cifre a quattro zeri, parcheggio introvabile, il servizio d’ordine in stato d’allerta massima, tifosi che hanno assediato il palazzetto dal sabato sera, accampandosi in una colorata tendopoli per essere certi di conquistare le prime file della tribuna…

Ovviamente si scherza, ma fino a un certo punto: l’Alvaro ieri sera ha registrato uno dei suoi record in termini di presenza dei tifosi, come si addice alle partite di cartello.

Prima del resoconto della gara, una nota di merito a Samuel Felice – e ai nostri miniatleti e alle loro famiglie – per la sua iniziativa: coinvolgere i bambini del minibasket all’inizio e alla fine del match, entrati in campo durante il riconoscimento, e alla fine, per l’urlo finale insieme ai giocatori. Per molti di loro era la prima occasione di vedere il basket dei grandi da vicino, ed è stata una vera festa: l’entusiasmo trasmesso è stato contagioso, e che gioia vedere i loro occhi meravigliati sin dal riscaldamento, incitando senza sosta quelli che, per una sera, sono stati i loro eroi.

Un momento coinvolgente anche per le famiglie, che hanno potuto vedere da vicino cosa sia il Tam Tam, cosa significhi una prima squadra, e come sono fatti (e come giocano) i fratelli maggiori dei loro figli. Perché questo è il Tam Tam: un’unica, grande e accogliente famiglia che, ci auguriamo, continuerà ad allargarsi in futuro, anche e soprattutto grazie a questi momenti d’incontro tra basket e minibasket, permettendo a tutti di vedere il cammino fatto finora, e quello ancora da fare.

Non va ovviamente dimenticata la miriade di amici, parenti e fidanzate che ha riempito ulteriormente gli spalti, in un muro di volti e di voci dalla potenza sonora impressionante, capace di sostenere i nostri per tutta la durata del match.

Il primo quarto ha preso l’avvio in un boato assordante – leitmotiv di tutta la partita – che ha visto UBC partire carica e aggressiva, segnando da tre punti con Indorato e Di Leva, mentre l’attacco dei tamburi mancava di fluidità. Si preannunciava una vera battaglia (all’insegna sempre dalla sportività e del fair play), e così è stato: le due squadre hanno ingaggiato una lotta punto a punto, che ha tenuto tutti col fiato sospeso.

Qualche difficoltà realizzativa durante l’avvio ha costretto coach Capolicchio a rapide rotazioni per tentare di trovare il ritmo: Borra, messo in difficoltà dall’aggressivo approccio difensivo di UBC non è riuscito a imporsi con la propria fisicità, mentre dall’arco si proseguiva quanto fatto in Gara Uno, ovverosia sparare a salve.

Ma, si è detto, in una rosa tanto talentuosa e competitiva, è logico aspettarsi ogni sera nuovi protagonisti, e così è stato: Emanuele Fiore, dopo aver saltato la partita precedente per dei problemi alla mano sinistra, entra dalla panchina e, letteralmente, prende fuoco. Brucia il parquet con le sue scarpette bianche, scivolando leggero tra le maglie della difesa come lui soltanto sa fare: tanta corsa, passo e tiro, finte e contro finte, con tutta l’abbondanza dei propri trucchi offensivi. Nel secondo quarto apre un parziale capace di tenere il Tam Tam a galla, quando le conclusioni dalla lunga distanza scarseggiano.

Se la coerenza con Gara Uno nelle basse percentuali da tre della prima metà di gara lascia a desiderare, a far ben sperare i tifosi è la continuità con un altro motivo chiave della vittoria in trasferta: la perfetta applicazione difensiva, che consente ai tamburi di andare negli spogliatoi all’intervallo sul 28 pari.

La seconda metà di gara pare essere indirizzata sui medesimi binari della prima: questa volta è Tam Tam che prova ad allungare, ma UBC ritorna prontamente sotto. Poi, uno dei due nostri sharpshooter, si accende: Davide “Sniper” Casetta ricorda a tutti di saper fare canestro da tre, eccome. Dentro una tripla, poi una seconda, una terza aiutata da un rimbalzo favorevole del ferro, e i granata riescono finalmente a prendere il largo.

Le triple di serata di Casetta saranno sei, mentre il clima sugli spalti è rovente: ogni volta che il pallone schiaffeggia la retina, la folla grida, giubilante, incontenibile. In campo non si sente più nulla, e viene da chiedersi come sia possibile, in Eurolega, giocare in palazzetti caldi come quelli di Kaunas e Belgrado, dove i tifosi non sono duecento, ma ventimila.

Inizia così una sorta di telefono senza fili, in cui coach Capolicchio dà indicazioni al playmaker, e il play ai compagni, che cercano di interpretare sbracciate, gesti con le mani e labiale, riuscendoci più o meno sempre.

Intanto, Casetta continua a bombardare il canestro, Fiore continua la sua gara perfetta e Libeccio accompagna con zingarate in area e tagli sul lato debole, e un’atmosfera di festa, sempre più contagiosa, invade i tifosi, che guardano il tabellone: a un minuto dalla fine, sul 66 a 46, tutti sanno che ormai è fatta.

Il cronometro corre verso lo zero e la sirena suona. Tutti in piedi. Standing ovation.

I bambini del minibasket corrono in campo, si stringono intorno ai loro fratelli, e tutti insieme, abbracciati, fanno l’urlo, che si conclude con un lungo applauso dei giocatori ai loro tifosi, e viceversa. Da segnalare inoltre il grande fairplay di UBC, che al termine di questa bella e combattuta serie di playoff si è complimentata con ciascuno di noi, augurandoci buona fortuna per le finali.

Giocare una partita come quella di ieri sera, è stato un privilegio. Sento di poter parlare a nome di tutti. Questo è quello che significa essere un giocatore del Tam Tam. Questo è il Tam Tam.

L’augurio, a prescindere dai risultati, è che quella palestra sia così affollata anche per le prossime partite, per scrivere, tutti insieme, un altro capitolo di questa bella storia.

Un sentito grazie a tutti voi.

WE ARE TAM TAM.

Serie C: vittoria a Omegna

La serie C vince una partita fondamentale per lotta salvezza. La partita ad Omegna comincia col piede sbagliato: i padroni di casa partono bene segnando con costanza dall’arco con i tamburi che faticano a mettere punti a tabellone. Si va così all’intervallo sul +6 Omegna. Nella ripresa i tamburi cambiano marcia in difesa concedendo solo 19 punti negli ultimi 2 quarti e trovando canestri da un ispirato Galliera che mette la parola fine alla partita con una tripla su una gamba alla tabella che ammazza ogni speranza avversaria. Prossimo appuntamento domenica 21 Aprile in casa contro il CusPo.

Tam Tam: Viele 7, Scivoletto, Bechis, Mauri 6, Galliera 27, Cibrario 6, Dario 2, Ducco, Paradisi 4, Terzi, Nebiolo 11, Boglione 4.

Omegna: Lo Basso 15, Santini 8, Orlando, Barberis 5, Ramenghi 2, Guala 15, Trebeschi 4, Donaddio 16, Jokovic, Fomba.

Omegna: 62 (23 20 13 6)
Tam Tam: 67 (17 20 17 13)

La Promo fa sua gara uno

Chi scrive ha la fortuna di far parte di una squadra davvero speciale, della quale ciascuno è un tassello fondamentale: dal primo al sedicesimo giocatore, non c’è nessuno che possa essere sostituito. Tutti, dai cinque titolari ai giocatori di rotazione, fino a chi, a turno, è costretto a rimanere in tribuna per infortunio o scelta tecnica.

Questa premessa ha due scopi, non è un semplice paragrafetto di circostanza, un po’ alla volemose bene, viva lo sport, l’importante è partecipare.

Tutt’altro.

Cominciare da questo assunto è l’unico modo per rendere giustizia a un importante aspetto di questa entusiasmante Gara Uno di playoff e, al contempo, essere d’esempio per tutti gli atleti delle giovanili, magari non sempre felici del loro minutaggio, che si interrogano spesso sul senso dei loro sforzi in palestra, se poi questi non vengono immediatamente premiati.

Come diceva qualcuno, il basket è la metafora tridimensionale della vita, e capita di rado, nella vita così come nella pallacanestro, che il nostro ruolo e il senso delle cose appaiano chiari fin da subito, o che i frutti del nostro lavoro maturino da un giorno all’altro.

Ora immaginate.

Immaginate di aver giocato in tutta la stagione meno della metà delle partite, dove per giocato s’intende partire dalla panca e mettere piede in campo una manciata di secondi, un paio di minuti esagerando. Immaginate di aver messo insieme una ventina di minuti sul parquet, mal contati, prendendo sì e no cinque, sei tiri. In tutta la stagione. Da novembre.

Immaginate di essere arrivati ai playoff così, e l’unico bagaglio che vi potete portare dietro sono la fiducia nei vostri mezzi (siete un difensore stratosferico) e un numero di ore incalcolabile passate in palestra, rinunciando a comode serate sul divano di casa, in tuta, con il joystick della Playstation in mano e le palpebre pesanti dopo una giornata di studio.

Fatto? Li avete immaginati questi mesi?

Bene. Adesso, provate a immaginare la vostra reazione quando, alla viglia della partita, il vostro allenatore vi chiama in disparte per dirvi che domenica, Gara Uno di playoff, partirete titolare, con il compito di difendere su uno degli attaccanti avversari più pericolosi.

Siete un uomo in missione.

Ecco quanto successo qualche giorno fa a Stefano Carena, che merita una standing ovation virtuale da parte di tutti i nostri lettori, per non essersi sottratto a quest’arduo compito, e averlo svolto alla perfezione. Quella che avete letto qui sopra è la sua storia.

Ciò non toglie nulla a nessuno dei compagni, né, tanto meno, al resoconto della partita che seguirà, ma è un dettaglio fondamentale per immergersi nelle dinamiche della Promozione, e vivere dall’interno l’atmosfera che si è respirata in quel di Pino Torinese.

Le chiavi della vittoria non sono state – soltanto – le inarrestabili incursioni in area di Borra o la firma di Libeccio sul finale al cardiopalma che ha consumato le coronarie di giocatori e tifosi di cui diremo, ma innanzi tutto, quelle chiavi stanno nella forza di coesione del gruppo e nella straordinaria preparazione tattica per la quale si sono spesi i coach Capolicchio e Rango. Sta nella bravura di ciascuno nel rispondere presente, no matter what.

La partita inizia con una fluidità quasi preoccupante: il tabellone recita 21 a 8 per i tamburi, nella bella cornice del Palazzetto di Via Folis. Chi mastica pallacanestro sa che è pressoché impossibile mantenere un tale livello di concentrazione, e che presto o tardi gli avversari rientreranno.

Come da copione, UBC trova la via del canestro e le soluzioni del Tam Tam si inceppano, costringendoli a vivacchiare sulla linea di galleggiamento, senza poter prendere il largo e lasciare indietro i padroni di casa.

Fortunatamente, l’approccio difensivo dei ragazzi di coach Capolicchio è perfetto: Carena rimane incollato al suo uomo e tutti i suoi compagni, che sia a uomo o a zona, ne seguono l’esempio, impedendo soluzioni facili a UBC.

Tuttavia, secondo e terzo quarto sono una carestia realizzativa che non lascia tranquillo nessuno. Il tandem Casetta-Delvecchio non ha solo le polveri bagnate, pare si sia gettato nella fossa delle Marianne con moschetto e cartucce, e la fluidità offensiva del primo quarto sembra ormai uno sbiadito ricordo.

Così, quando a cinque minuti dalla fine il tabellone segna un +4 avversario, il timore di vedere la partita scivolare via è grande.

Per fortuna, Enrico Borra si ricorda di essere un giocatore fuori categoria, e che nessuno degli avversari è in grado di fermarlo. Perciò, le successive azioni si susseguono in una ripetitività pari soltanto alla loro efficacia: palla in post a Borra e, come diciamo noi a Oxford, Föra di ball (fuori dalle palle ndr).

Dal lato di UBC nessuno sa cosa fare, e il nostro eroe continua la sua mattanza nell’area piccola. Sembra di tornare indietro a ottant’anni fa, e rivedere la divisione Panzer tedesca travolgere la linea Maginot.  I granata ricuciono e passano in vantaggio, ma i padroni di casa, guidati da Indorato in stato di grazia (saranno cinque le triple di serata), riescono a smorzare l’inerzia dei tamburi per tre volte di fila.

Al +1 Tam Tam siglato dal solito Borra a meno di un minuto dalla fine, UBC risponde con una tripla pesantissima, costringendo coach Capolicchio a chiamare time out a 55 secondi dalla fine, sotto di due lunghezze.

Sugli spalti nessuno è preoccupato. Tutti sanno chi prenderà la palla e farà canestro.

Come da programma si va dall’altra parte e Borra – braccato dalla difesa più di un rinoceronte bianco durante un safari – riceve, si gira, e appoggia, con la stessa naturalezza con cui si beve un espresso la mattina al bar.

Sul 55 pari, la difesa granata è ancora una volta perfetta e a 26 secondi dalla fine i nostri hanno tra le mani il pallone decisivo. Questa volta Borra non riesce a prenderla, e su un ribaltamento ad alto tasso di rischio, la palla quasi sfugge dalle nostre mani. Il contropiede di UBC sta per involarsi, ma nessuno ha fatto i conti con Lorenzo Libeccio, che in mezzo a due avversari lanciati in corsa riesce a intercettare il pallone, fiondandosi in area per chiudere la partita. Non segna ma subisce fallo, guadagnandosi due tiri liberi a due secondi dalla fine.

Segna il primo. 55 a 56.

Poi, dimostrando una perfetta lucidità tattica, sceglie di sbagliare il secondo, per impedire a UBC di chiamare time out, costringendoli, nella peggiore delle ipotesi, a un tiro disperato dalla loro area. L’esecuzione è perfetta, la palla prende il primo ferro, ma Libeccio si proietta in avanti troppo presto, facendo invasione e regalando il tempo a UBC per riorganizzarsi, chiamando time out per rimettere in gioco il pallone nella propria metà campo con due secondi a disposizione.

Andando verso la panchina, Libeccio è distrutto, consapevole che quell’errore – dovuto all’emozione, non alla traiettoria del pallone o alla scelta tattica perfetta – potrebbe costare Gara Uno ai granata. Ma, si diceva, la coesione. Tutta la panchina gli si stringe attorno, e coach Capolicchio, mantenendo una calma leggendaria, disegna l’ultima azione difensiva.

Sugli spalti, con il fiato sospeso, osserviamo.

UBC rimette la palla in gioco affidandola a Indorato, costretto da Carena a ricevere spalle a canestro, oltre la linea da tre punti. Il play avversario è costretto a palleggiare, girarsi, raccogliere il pallone e tirare. La sirena suona mentre salta per tirare (tiro perciò nullo ndr), ma tutti fanno un sospiro di sollievo vedendo la sfera di cuoio uscire, senza sfiorare il ferro, non lasciando alcun dubbio sul risultato finale.

Gara Uno è del Tam Tam, che vince per 55 a 56.

Vi aspettiamo Domenica 21, ore 20.30, all’Alvaro, per essere parte di questa storia.