Scrivere di Gara Due è assai più complesso della volta scorsa per una semplice ragione: chi si è messo al computer, tentando di radunare le idee, ieri sera ha allacciato le scarpette e ha giocato la partita, compromettendo per forza di cose una visione oggettiva e giornalistica della gara.
Ma, lo prometto, ci proverò ugualmente, perché emozioni come quelle di ieri sono destinate a rimanere scolpite nella memoria per sempre, a prescindere dall’esito della prossima serie playoff.
Procediamo con ordine.
Che il match sarebbe stato infuocato lo si presagiva dall’atmosfera bollente di Gara Uno, vinta dai granata in un drammatico finale punto a punto dai toni del tragico shakespeariano, e se gli spalti in trasferta erano tanto affollati, non ci si poteva aspettare nient’altro che il pienone tra le mura amiche.
E tuttavia, nessuno – almeno, io no di certo – poteva immaginare la quantità di gente che avrebbe affollato il Pala Alvaro: code chilometriche ai tornelli, i posti nel parterre arrivati a sfiorare cifre a quattro zeri, parcheggio introvabile, il servizio d’ordine in stato d’allerta massima, tifosi che hanno assediato il palazzetto dal sabato sera, accampandosi in una colorata tendopoli per essere certi di conquistare le prime file della tribuna…
Ovviamente si scherza, ma fino a un certo punto: l’Alvaro ieri sera ha registrato uno dei suoi record in termini di presenza dei tifosi, come si addice alle partite di cartello.
Prima del resoconto della gara, una nota di merito a Samuel Felice – e ai nostri miniatleti e alle loro famiglie – per la sua iniziativa: coinvolgere i bambini del minibasket all’inizio e alla fine del match, entrati in campo durante il riconoscimento, e alla fine, per l’urlo finale insieme ai giocatori. Per molti di loro era la prima occasione di vedere il basket dei grandi da vicino, ed è stata una vera festa: l’entusiasmo trasmesso è stato contagioso, e che gioia vedere i loro occhi meravigliati sin dal riscaldamento, incitando senza sosta quelli che, per una sera, sono stati i loro eroi.
Un momento coinvolgente anche per le famiglie, che hanno potuto vedere da vicino cosa sia il Tam Tam, cosa significhi una prima squadra, e come sono fatti (e come giocano) i fratelli maggiori dei loro figli. Perché questo è il Tam Tam: un’unica, grande e accogliente famiglia che, ci auguriamo, continuerà ad allargarsi in futuro, anche e soprattutto grazie a questi momenti d’incontro tra basket e minibasket, permettendo a tutti di vedere il cammino fatto finora, e quello ancora da fare.
Non va ovviamente dimenticata la miriade di amici, parenti e fidanzate che ha riempito ulteriormente gli spalti, in un muro di volti e di voci dalla potenza sonora impressionante, capace di sostenere i nostri per tutta la durata del match.
Il primo quarto ha preso l’avvio in un boato assordante – leitmotiv di tutta la partita – che ha visto UBC partire carica e aggressiva, segnando da tre punti con Indorato e Di Leva, mentre l’attacco dei tamburi mancava di fluidità. Si preannunciava una vera battaglia (all’insegna sempre dalla sportività e del fair play), e così è stato: le due squadre hanno ingaggiato una lotta punto a punto, che ha tenuto tutti col fiato sospeso.
Qualche difficoltà realizzativa durante l’avvio ha costretto coach Capolicchio a rapide rotazioni per tentare di trovare il ritmo: Borra, messo in difficoltà dall’aggressivo approccio difensivo di UBC non è riuscito a imporsi con la propria fisicità, mentre dall’arco si proseguiva quanto fatto in Gara Uno, ovverosia sparare a salve.
Ma, si è detto, in una rosa tanto talentuosa e competitiva, è logico aspettarsi ogni sera nuovi protagonisti, e così è stato: Emanuele Fiore, dopo aver saltato la partita precedente per dei problemi alla mano sinistra, entra dalla panchina e, letteralmente, prende fuoco. Brucia il parquet con le sue scarpette bianche, scivolando leggero tra le maglie della difesa come lui soltanto sa fare: tanta corsa, passo e tiro, finte e contro finte, con tutta l’abbondanza dei propri trucchi offensivi. Nel secondo quarto apre un parziale capace di tenere il Tam Tam a galla, quando le conclusioni dalla lunga distanza scarseggiano.
Se la coerenza con Gara Uno nelle basse percentuali da tre della prima metà di gara lascia a desiderare, a far ben sperare i tifosi è la continuità con un altro motivo chiave della vittoria in trasferta: la perfetta applicazione difensiva, che consente ai tamburi di andare negli spogliatoi all’intervallo sul 28 pari.
La seconda metà di gara pare essere indirizzata sui medesimi binari della prima: questa volta è Tam Tam che prova ad allungare, ma UBC ritorna prontamente sotto. Poi, uno dei due nostri sharpshooter, si accende: Davide “Sniper” Casetta ricorda a tutti di saper fare canestro da tre, eccome. Dentro una tripla, poi una seconda, una terza aiutata da un rimbalzo favorevole del ferro, e i granata riescono finalmente a prendere il largo.
Le triple di serata di Casetta saranno sei, mentre il clima sugli spalti è rovente: ogni volta che il pallone schiaffeggia la retina, la folla grida, giubilante, incontenibile. In campo non si sente più nulla, e viene da chiedersi come sia possibile, in Eurolega, giocare in palazzetti caldi come quelli di Kaunas e Belgrado, dove i tifosi non sono duecento, ma ventimila.
Inizia così una sorta di telefono senza fili, in cui coach Capolicchio dà indicazioni al playmaker, e il play ai compagni, che cercano di interpretare sbracciate, gesti con le mani e labiale, riuscendoci più o meno sempre.
Intanto, Casetta continua a bombardare il canestro, Fiore continua la sua gara perfetta e Libeccio accompagna con zingarate in area e tagli sul lato debole, e un’atmosfera di festa, sempre più contagiosa, invade i tifosi, che guardano il tabellone: a un minuto dalla fine, sul 66 a 46, tutti sanno che ormai è fatta.
Il cronometro corre verso lo zero e la sirena suona. Tutti in piedi. Standing ovation.
I bambini del minibasket corrono in campo, si stringono intorno ai loro fratelli, e tutti insieme, abbracciati, fanno l’urlo, che si conclude con un lungo applauso dei giocatori ai loro tifosi, e viceversa. Da segnalare inoltre il grande fairplay di UBC, che al termine di questa bella e combattuta serie di playoff si è complimentata con ciascuno di noi, augurandoci buona fortuna per le finali.
Giocare una partita come quella di ieri sera, è stato un privilegio. Sento di poter parlare a nome di tutti. Questo è quello che significa essere un giocatore del Tam Tam. Questo è il Tam Tam.
L’augurio, a prescindere dai risultati, è che quella palestra sia così affollata anche per le prossime partite, per scrivere, tutti insieme, un altro capitolo di questa bella storia.
Un sentito grazie a tutti voi.
WE ARE TAM TAM.